Si parla sempre più spesso di intelligenza artificiale. L’argomento ormai non è più un tema da film o da romanzo di fantascienza, ma parte della nostra realtà quotidiana. Siamo circondati da intelligenze artificiali: assistenti virtuali, sistemi di riconoscimento vocale e facciale, software di analisi di immagini e motori di ricerca. Le nostre case si muovono in autonomia grazie all’internet delle cose. Vediamo sempre più spesso droni e robot intorno a noi. Ma di cosa parliamo nello specifico, quando parliamo di intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale, o AI (dall’inglese artificial intelligence) è la capacità di una macchina di mostrare facoltà intellettive come il ragionamento e l’apprendimento. Un’intelligenza artificiale è capace di pianificare e di rispondere a un problema in modo creativo, relazionandosi agli umani utilizzando il loro stesso linguaggio. Negli ultimi cinquant’anni sono stati fatti incredibili progressi in questo campo. Lo sviluppo di computer sempre più performanti ha permesso un’analisi sempre più veloce di una quantità di dati sempre più imponenti. Le nuove intelligenze artificiali sono state programmate e “allenate” in molti modi, spesso venendo occupate nelle attività più tipiche e quotidiane degli esseri umani. E una delle attività che meglio rappresenta l’intelligenza umana nei suoi aspetti più creativi e intuitivi è sicuramente quella del gioco. Da decenni uomini e macchine si sfidano in alcuni dei giochi mentali più impegnativi, come gli scacchi, il go o il poker.
Il gioco del poker, oltre a essere un gioco di calcolo e di statistica, ha una componente psicologica fondamentale. Il giocatore di poker è un fine osservatore, capace di attuare strategie molto complesse, mantenendo sempre il sangue freddo e “bluffando” quando necessario. Inoltre, il gioco del poker ha vissuto una stagione d’oro negli ultimi anni. I giochi da casinò hanno rivoluzionato il mercato del gaming, proponendo un’offerta sempre più ampia in materia. Il gioco è entrato nelle case di utenti di ogni parte del mondo. In questo contesto, intorno al poker è nato un circuito internazionale di campioni sempre più specializzati e competitivi. Oggi i giocatori non si sfidano solo tra di loro, ma sfidano anche le intelligenze artificiali. Negli ultimi anni i risultati di questo confronto sono stati sorprendenti.
Fonte: Pixabay Autore: geralt
Nel 2019, il sistema d’intelligenza artificiale Pluribus, sviluppato negli Stati Uniti da Facebook e dalla Carnegie Mellon University ha vinto una sfida a “Texas hold ‘em” contro alcuni dei più grandi campioni del poker internazionale. I risultati di questa sfida sono stati pubblicati sulla rivista Science. Si è giocato in 5 contro 1. Ci sono voluti ben 12 giorni e sono state giocate ben 10.000 mani. Si è calcolato che il sistema AI abbia vinto in media 5 dollari per ogni mano, l’equivalente di 1000 dollari l’ora. Questa sfida a poker con più giocatori è stata un’ottima palestra per Pluribus. Nel poker a più giocatori nessuno dispone di informazioni certe relative agli avversari, la partita è sempre aperta all’incertezza e alla sorpresa. Fino a poco tempo fa, questa caratteristica rendeva il poker molto ostico per i sistemi di AI. L’intelligenza artificiale difficilmente riusciva a prevalere a un tavolo con più giocatori. Confrontandosi con cinque diversi giocatori, Pluribus ha analizzato ogni loro mossa, cercando nel suo database come rispondere a questa nel modo migliore, in base al calcolo statistico.
Per riuscire nell’impresa, Noam Brown, dottorando della Carnegie Mellon e ricercatore attivo nell’AI Research di Facebook, ha iniziato facendo giocare l’intelligenza artificiale contro sé stessa. Pluribus ha così identificato le strategie migliori e ha messo a punto una serie di precise strategie. A differenza di quanto avviene nel gioco one-to-one, Pluribus ha imparato a bluffare e a gestire i tempi in modo sempre più sofisticato. Ai campioni di poker umani è stato dato tempo per studiare la strategia del bot, ma nessuno è riuscito a battere Pluribus.
Ad ogni modo, il fine ultimo della ricerca di Noam Brown di certo non è quello di sviluppare un’intelligenza artificiale solo per sbancare i tavoli più prestigiosi del poker internazionale. Questo studio ha dato molti frutti, che sono stati poi applicati in diversi campi. Il punto di forza del sistema Pluribus è quello di aver sviluppato un’efficienza computazionale che può essere applicata in molti settori, dalla sicurezza informatica, alla guida autonoma di autoveicoli, passando per l’automoderazione dei social. Mark Zuckerberg ha espresso interesse e molta soddisfazione in merito a questa ricerca, che ha portato allo sviluppo di nuovi progetti tutt’ora in corso.